Sciascinoso
Se c’è un vino che merita l’aggettivo di “vinoso”, è quello derivante da un vitigno di Sciascinoso (e perdonate, se potete, la rima). Un’uva autoctona campana, diffusa un po’ su tutto il territorio dal Sannio alla Costiera, passando per l’Irpinia, la Penisola Sorrentina, il Vesuvio e i Campi Flegrei, utilizzata per lo più in assemblaggio con altri vitigni per arrotondarne le asperità. Sì, perché il nostro Sciascinoso ha quelle caratteristiche di morbidezza, acidità e tannicità che ne fanno il perfetto alleato di vitigni più “tosti”, come l’Aglianico o il Piedirosso. Per lungo tempo assimilato all’Olivella, altro vitigno campano molto simile per la sua forma (per l’appunto) allungata “ad oliva”, lo Sciascinoso è oggi pienamente considerato un vitigno a sé stante, molto versatile, duttile e robusto. Basti pensare alla varietà di terreni, ricordati prima, su cui viene coltivato: argillosi, collinari, sabbiosi, vulcanici, che risentono anche di condizioni climatiche molto diverse l’una dall’altra. È per questo che molte cantine possono utilizzarlo agevolmente per i loro vini, dal Sannio Sciascinoso Doc al Gragnano (assoluta menzione di merito per Cantine Astroni, Iovine, Mariano Sabatino e Cantine Federiciane), dal Lacryma Christi (Mastroberardino e De Falco uber alles) all’Irpinia Doc Sciascinoso (mirabile quello di Tenuta Vitagliano).
La Storia, come spesso accade quando parliamo di vitigni campani, risale all’antichità classica: già Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, parla di quest’uva che cresceva (anche) sulle pendici del Vesuvio, dove poi l’autore latino troverà la morte nell’eruzione del 79 dopo Cristo. E storico è anche il rapporto che lega questo vitigno all’areale Vesuviano, soprattutto per quanto riguarda la zona di Pompei. Nell’ormai lontano 1996 fu Piero Mastroberardino, proprietario dell’omonima azienda vitivinicola, a recuperare alcuni vigneti che erano coltivati all’interno della cinta muraria dell’Antica Pompei, grazie all’accordo stipulato con la Soprintendenza Archeologica. Da queste ricerche uscì fuori il “Villa dei Misteri”, presentato per la prima volta sul mercato nel 2001, a base di uvaggio Piedirosso (90 percento) e Sciascinoso (10 percento). Vino dai sentori ampi e avvolgenti, con un intenso apporto di frutti di bosco a concludere il bouquet.